Per indicare cosa ci spinge ad agire, il nostro linguaggio utilizza molti termini: volontà, desiderio, curiosità, interesse, bisogno, istinto.
Queste parole indicano motivi diversi delle nostre azioni.
La psicologia raggruppa tutti questi termini in un unico concetto: la motivazione, cioè l’insieme dei meccanismi biologici e psicologici che determinano l’azione, e l’intensità della perseveranza.
Lieury e Fenouillet affermano che più si è motivati e più l’attività è significativa e persiste nel tempo.
Le motivazioni nell’agire non sono identiche.
Una prima distinzione riguarda la loro origine.
Alcuni fattori sono soggettivi, che riguardano cioè le tendenze personali.
Altri fattori sono oggettivi e provengono dall’esterno, perchè sono imposti dall’ambiente fisico o dalla società.
Un’altra distinzione tra le motivazioni tiene conto dell’importanza.
Lo psicologo Maslow ha interpretato i fattori motivazionali come bisogni dell’individuo, che egli classifica come una piramide.
I fattori motivazionali innescano un complesso processo di attivazione.
L’individuo percepisce stimoli esterni, li valuta e stabilisce cosa fare e quali obiettivi vuole raggiungere, prendendo una decisione operativa.
Ma passare all’azione non è automatico, a volte si è indecisi e non si sa cosa fare.
Lo studioso Kuhl ha distinto 2 tipi di orientamento motivazionale: uno centrato sull’azione e l’altro sulla situazione, caratteristico di chi non riesce a passare all’azione.
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